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Alpa A42 Ketch – progetto S&S

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By Luca on 06/11/2015 La scelta della barca

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Progetto disegnato dalla matita di Sparkman & Stephens nell’anno 1973, l’Alpa A42 nasceva come barca per le regate d’altura. Oggi è un 12 metri utilizzato prevalentemente per le lunghe crociere in quanto, grazie alle sue forme di prua che permettono un passaggio morbido anche su onda formata, la rendono confortevole e sicura.

Alpa A42, una barca nata per le regate d’altura

L’Alpa A42 è un progetto di S&S del 73, il quale entrò in costruzione nel 74 e rappresentò l’ammiraglia del cantiere Alpa. Nel progetto iniziale di S&S la barca nasceva per le regate d’altura, infatti nel 74 la prima Alpa 42 (Zizanie, battente bandiera maltese) vinse la Middle Sea Race, nella sua categoria “Cruising Division”.

Oggi l’Alpa A42 è un 12 metri per la crociera pura , in diverse hanno fatto la traversata dell’ Atlantico (fra queste la Eros e Vieux Malin) e almeno una anche il giro del mondo ( Mary Jane).

Armata a ketch , opzionalmente a sloop, gli alberi passanti posano su un solido supporto imbullonato ai madieri sigillati in chiglia. Questi supporti godono della possibilità di scorrere per chiglia e per madiere in modo da poter permettere un perfetto centraggio dell’albero e l’equilibratura della barca. Le attrezzature degli alberi sono sovradimensionate in maniera di dare la massima sicurezza in ogni condizione.

La stratificazione della coperta viene interamente rinforzata con un sistema a sandwich la cui anima è costituita da legno di balsa particolarmente trattato. Questo sistema elimina le flessioni della coperta, la irrigidisce e le conferisce particolari proprietà fonoassorbenti e termoisolanti. All’esterno si presenta libera con boccaporti rialzati e antisdrucciolo controstampato.

Il pozzetto centrale, profondo e comodo, è protetto da un alto paraonde che ripara al meglio il suo equipaggio.

Lo scafo, le cui forme armoniose e senza tempo si sposano con ottime qualità nautiche, è di vetroresina stratificato a mano in un unico blocco, caratterizzato da spessori importanti e differenziati a seconda degli sforzi che ogni singola zona deve sopportare. All’interno sono stati sigillati per tutta la lunghezza 6 correnti che ne rendono la struttura robusta e rigida. La zavorra è costituita da un unico blocco di Kg. 4500 ca. in fusione di ghisa inserita all’interno della struttura dello scafo e sigillata con vari strati di vetroresina.

Nel blocco di zavorra è stato ricavato un pozzetto di sentina. Il timone è su skeg e l’asse elica è incorporata nello scafo.
L’importante piano di deriva, lo skeg del timone e la profilata carenatura della linea d’asse, contribuiscono a mantenere facilmente una notevole stabilità di rotta a qualsiasi angolo di sbandamento, limitando il rollio e il beccheggio, anche con mare formato e vento teso, rendendo confortevoli anche le navigazioni impegnative.

Le motorizzazioni previste erano affidate a potenti Ford/Perkins 80-90-100 hp per ottenere una buona velocità di crociera a basso regime, con autonomia di circa 400 miglia.
Gli interni nel progetto iniziale di S&S prevedevano 10 posti letto, vennero ridisegnati dall’architetto Alberto Mercati in collaborazione col cantiere e portati a 6/8, diverse le soluzioni proposte, tutte in grado di fornire privacy, grande capacità di stivaggio ed innegabile eleganza.

Di Alpa A42 ne furono costruite 67 unità e l’ultima fu chiamata dal cantiere (col permesso dell’armatore) The Last Lady.

Nel 76 lo studio S&S disegnò anche il progetto per un’eventuale delfiniera (progetto tutt’ora acquistabile presso lo studio S&S).
Dopo la chiusura del cantiere Alpa, Zuanelli acquistò uno stampo e apportando alcune modifiche relative a timone, zavorra e interni; mise in produzione lo Z42.

Una trentina di anni fa il cantiere Zuanelli cedette lo stampo e la documentazione tecnica ad un gruppo di privati.

Caratteristiche tecniche dell’Alpa A42 Ketch

Cantiere: Alpa
Prima costruzione: 1974
Matriale: VTR
Disegno S&S: 1998.C1
Lunghezza f.t.: 12.33 m
Lunghezza al gall.: .83 m
Larghezza: 3.45 m
Immersione: 1.80 m
Dislocamento: 12.000 Kg
Zavorra: 4.500 Kg
Superficie Velica: 50.00 mq
Randa: 27.50 mq
Mezzana: 11.50 mq
Genoa leggero: 52.30 mq
Genoa pesante: 42.40 mq
Fiocco: 28.70 mq
Spinnaker: 127.50
Tormentina: 11.50 mq
Motore: Ford/Perkins 80-90-100hp

Alpa42_01

Alpa42_02

Storia del cantiere

Il Cantiere Alpa di Fiesco-Offanengo è stato una meravigliosa realtà dell’industria italiana.

Danilo Cattadori, il fondatore, proveniva da una famiglia che gestiva un mulino. Una sua passione era la costruzione di modellini di aerei e barche.

L’Alpa (Azienda lavorazioni plastiche affini) viene registrata come ditta individuale con sede a Fiesco, in provincia di Cremona, nel 1956.

L’utilizzo delle resine era, in quegli anni, in piena espansione ed ancora in fase sperimentale.

Con la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Napoli del 1960 nella Classe Flying Dutchman, il Cantiere Alpa di Fiesco guadagna una fama internazionale, che gli consente di partecipare da protagonista alla Fiera di Milano, ai Saloni di Parigi, Miami, Ginevra, Amburgo, Barcellona e Genova. Le vendite, tanto in Italia quanto all’estero, crescono in modo esponenziale.

La produzione nel 1961 dell’Alpa 15, progetto di Anselmi Boretti, rappresenta un nuovo primato per questo Cantiere sorto nel bel mezzo della pianura padana.

Alla fine del 1962 ha inizio la produzione nel nuovo stabilimento voluto da Cattadori ad Offanengo. Si tratta di una struttura futuristica costruita secondo criteri nuovi per quell’epoca.

Grazie anche alle collaborazioni con i principali progettisti del momento (Illingworth, Van de Stadt e Stephens), il Cantiere realizza una serie di cabinati a vela di notevole valore.
Nel 1971 si apre la seconda fase della storia del Cantiere.
A seguito di un’operazione infelice che porta comunque alla realizzazione di uno dei più affascinanti modelli – l’Alpa 12.70 (12 unità per il sindacato + altre 2) – l’Alpa da ditta individuale diventa società per azioni. La direzione viene affidata all’ing. Adolfo Soldini.
Proprio a seguito di questo evento e, probabilmente, al venir meno della possibilità di scegliere in autonomia, Danilo Cattadori decide di cedere le sue quote e di ritirarsi.

Negli anni a venire si consolida la collaborazione con lo studio di progettazione Sparkman & Stephens.

Nel 1973, su progetto di S&S e modificando la poppa dello stampo dell’Alpa 12.70, nasce l’Alpa 42 ketch (in opzione sloop), prodotto in 67 unità.

Nel 1978 viene prodotta l’ultima imbarcazione del Cantiere, l’Alpa A 34 progetto n. 2242 Sparkman & Stephens.

La storia del Cantiere finisce nel 1979 con la chiusura dopo aver onorato tutte le pendenze in essere con fornitori ed altri creditori.
Lo spirito dell’Alpa e della sua fantastica avventura continua a vivere nelle tante, tantissime imbarcazioni che ancora oggi solcano i mari di tutto il mondo!

Sorgente: www.alpahistorical.org

Aggiornamento del 15 novembre 2015: in risposta ad un mio post sul forum “Amici della Vela”, Davide Zerbinati (che ha seguito i progetti Alpa), mi fa notare che nonostante l’Alpa A42 sia una barca solida, quella che ho trovato per 30’000 Euro avrà tanti lavori da fare, come per esempio i basamenti degli alberi, il motore, delaminazioni a prua, contro lande spesso arrugginite, serbatoi strutturali in vtr che si crepano, etc. Per quanto riguarda la barca, rolla un po tanto, si  muove bene sopra i 15 nodi (un po’ meglio se ha la delfiniera) e fa una “buona” bolina larga. In retromarcia è difficile da manovrare.

Un’altro aspetto importante: finora le Alpa erano caratterizzate dal fatto che non hanno mai presentato osmosi. In realtà, durante uno scambio di e-mail con un proprietario di un Alpa 12.70, mi ha riferito che al prossimo alaggio è sua intenzione fare il trattamento antiosmosi in quanto altri proprietari l’hanno rilevata.

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Luca

Libero professionista nel web design e nella consulenza informatica (LALU Solutions), appassionato di vela e amante delle vacanze un po’ fuori dal comune. Possiedo la patente d’altura senza limiti e finora ho navigato in Patagonia (Capo Horn e Canale di Beagle), nel Canale della Manica (Bretagna e Inghilterra), nel Mediterraneo (Adriatico, Tirreno, Ionio, Baleari, Alboran), nello Stretto di Gibilterra, alle Canarie e la TRANSAT dalla Martinica a Gibiliterra. La mia ultima esperienza mi ha portato nel mare della Tasmania e nell'Oceano Indiano, navigando da Whangarei in Nuova Zelanda su lungo la costa est dell'Australia fino a Darwin, da dove ho continuato per Cocos Islands arrivando a Mauritius. La vela mi permette di praticare altre due grandi passioni: viaggiare e fotografare. La strada è lunga e sicuramente non semplice, ma a piccoli passi sto cercando di raggiungere il mio obiettivo: riuscire ad acquistare una barca a vela e partire alla scoperta del mondo via mare.

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